Il tumore alla prostata rappresenta il tumore maschile più conosciuto.
Ciò è dovuto sia alla specificità d’organo (la prostata è una ghiandola che hanno solamente gli uomini) ma anche alla sua vasta diffusione. Si tratta infatti del secondo tipo tumorale più diffuso nella popolazione maschile, si stima che in Italia circa 37 mila uomini si ammalino ogni anno, e la seconda causa di morte tumorale negli uomini.
Diagnosticato in una fase precoce, il tumore alla prostata ha una prognosi favorevole, infatti, ci sono numerose opzioni di cura e la malattia è caratterizzata da un decorso lento.
I fattori di rischio sono abbastanza generici e non modificabili, come l’età e la familiarità.
Il rischio di sviluppare la malattia aumenta dopo i 50 anni di età e i ¾ dei casi vengono diagnosticati dopo il compimento del 65esimo anno di vita. La presenza di un familiare che ha sviluppato la malattia, inoltre, fa aumentare il rischio di 10 volte.
Essendo i fattori di rischio non modificabili, è difficile stabilire una vera a propria strategia di prevenzione primaria, cioè quella prevenzione che mira ad impedire l’insorgere della malattia.
Secondo l’American Cancer Society tre sono le parole chiave per la prevenzione del tumore alla prostata: peso corporeo, attività fisica e dieta. Alcuni studi hanno infatti evidenziato che uomini in sovrappeso o obesi hanno un rischio maggiore di sviluppare un tumore alla prostata o che la prognosi sia peggiore. Mantenere una vita attiva che può comprendere ad esempio movimento per mezz’ora al giorno ha uno scopo preventivo. Infine è consigliato avere un’alimentazione ricca di frutta e verdura (soprattutto ortaggi gialli, pomodori e peperoni dotati di proprietà antiosssidanti), cibo da grani integrali, e che eviti o limiti le carni rosse o lavorate, le bevande zuccherine e i cibi altamente lavorati. Non è, invece, stato confermato da studi recenti il beneficio del consumo di vitamina E o selenio ed è in fase di studio il possibile effetto protettivo degli isoflavoni derivati dalla soia.
Come detto prima però la diagnosi in fase precoce è la chiave per una prognosi favorevole e un’alta probabilità di guarigione: entra in campo a questo punto la prevenzione secondaria, che mira a diagnosticare il tumore molto presto, quando il paziente è ancora asintomatico. Quali sono le misure di prevenzione secondaria per il tumore alla prostata?
Non esistono in Italia campagne di screening approvate per questo tipo di tumore, come ad esempio è il caso di tumore al colon-retto. Questo è dovuto al fatto che non è ancora chiaro se uno screening a tappeto abbia un rapporto costo-beneficio favorevole in questo caso e con gli strumenti attualmente disponibili. Tuttavia, la Lega Italiana per la Lotta ai Tumori, raccomanda l’esplorazione rettale e la determinazione nel sangue dell’antigene prostatico specifico (PSA) una volta all’anno negli uomini di età compresa tra i 50 e i 79 anni. In caso di familiarità il controllo del PSA dovrebbe essere effettuato dai 40 anni.
Un’alterazione dei livelli del PSA non è un’indicazione univoca di tumore alla prostata, ma può anche essere dovuta ad un’infezione delle vie urinarie o a condizioni che massaggino la prostata, come andare in bicicletta, l’essersi sottoposti ad una visita o ecografia o l’aver avuto rapporti sessuali. In questi casi il prelievo per il titolo del PSA dovrebbe essere rimandato di qualche giorno.
Speriamo che questo articolo possa esserti utile! Facci sapere se hai altri dubbi, scrivendoci o passando in farmacia!